lunedì 27 aprile 2009

L'intolleranza dell'intolleranza..

Leggo su www.forumpalestina.org che il 4 maggio il nostro ministro degli esteri ha invitato il ministro degli esteri israeliano, notoriamente ultranazionalista. E' un attimo ripensare alla conferenza ONU sul razzismo... Non trovate che boicottare una conferenza mondiale sul razzismo, l'intolleranza e le discriminazioni sia "lievemente" discriminatorio ed intollerante???
Mi accorgo che non l'ho detto prima.. o meglio l'ho detto, ma non l'ho scritto, quindi lo faccio ora:

Io mi dissocio dalla decisione del governo di non andare a Ginevra e mi dissocio dalle motivazioni addotte.

Leggo dal Corriere della Sera del 21/04:

"ASSENZA ITALIANA - Il presidente Berlusconi intanto ha spiegato perché l'assenza italiana a Ginevra è stata giustificata: «Siamo stati preveggenti: è successo quello che immaginavamo potesse succedere». E il ministro degli Esteri Frattini: «Mi auguro che ci possa essere una seconda chance per l'Onu e si possa arrivare a una vera conferenza internazionale che parli di razzismo e islamofobia». Frattini si augura una nuova conferenza contro il razzismo «completamente sganciata» da Durban e Durban II. Per quanto riguarda la posizione della Francia, che spera ancora di arrivare a un documento finale condiviso, Frattini sottolinea che «l'Italia si rallegrerebbe se le conclusioni cancellassero quelle della conferenza precedente, dicessero che l'Olocausto è la più grande tragedia del ventesimo secolo e non parlasse di razzismo in riferimento a Israele. La speranza è l'ultima a morire»."

Non conosco le conclusioni della conferenza precedente, ma senz'altro so che l'Olocausto non è l'unica tragedia del ventesimo secolo e non sono sicura che sia la più grande, e soprattutto so che quando si considera inferiore un popolo per la sua "razza" o etnia, bè di solito lo si definisce "razzismo"...

Mi piace quindi riportare qui la lettera di uno scrittore comparsa qualche mese fa su Le Monde, tanto per vedere anche qualcosa di diverso sulle solite faccende.

Cancellate il nome di mio nonno a Yad Vashem
Scritto da Jean-Moïse Braitberg e pubblicato su LE MONDE del 28.01.09

Signor Presidente dello Stato d'Israele,

le scrivo affinché intervenga presso chi ne ha competenza affinché si tolga dal Memoriale di Yad Vashem, dedicato alla memoria delle vittime ebree del nazismo, il nome di mio nonno, Moshe Brajtberg, gasato a Treblinka nel 1943, come quelli degli altri membri della mia famiglia morti in deportazione in diversi campi nazisti durante la seconda guerra mondiale. Le chiedo di acconsentire alla mia richiesta, signor presidente, perché quel che è accaduto a Gaza, e più in generale, la sorte imposta al popolo arabo di Palestina da 60 anni, squalifica ai miei occhi Israele come centro della memoria del male fatto agli ebrei, e quindi a tutta l'umanità.

Veda, sin dall'infanzia ho vissuto nell'ambiente dei sopravvissuti dai campi della morte. Ho visto i numeri tatuati sulle braccia, ho sentito il racconto delle torture; ho conosciuto lutti impossibili e ho condiviso i loro incubi.

Bisognava, mi hanno insegnato, che questi crimini non accadano più; che mai più un uomo, per la sua appartenenza ad un'etnia o ad una religione disprezzi un altro, lo schernisca nei suoi diritti più elementari che sono una vita degna nella sicurezza, l'assenza di ostacoli e la luce, per quanto sia lontana, di un avvenire di serenità e prosperità.

Ora, signor presidente, io osservo che malgrado molteplici decine di risoluzioni adottate dalla comunità internazionale, malgrado l'evidenza lampante dell'ingiustizia inferta al popolo palestinese dal 1948, malgrado le speranze nate a Oslo e malgrado il riconoscimento del diritto degli ebrei israeliani a vivere in pace e sicurezza, più volte riaffermati dall'Autorità palestinese, le uniche risposte dei governi che si sono succeduti nel suo paese sono state la violenza, il sangue versato, la chiusura, i controlli incessanti, la colonizzazione, le spogliazioni.

Lei mi dirà, signor presidente, che è legittimo, per il suo paese, difendersi contro chi lancia razzi su Israele, o contro i kamikaze che portano via con loro numerose vite israeliane innocenti. A questo io le risponderò che il mio senso umanitario non varia a secondo della cittadinanza delle vittime.

Invece, signor presidente, lei dirige i destini di un paese che pretende, non solo di rappresentare tutti gli ebrei, ma anche la memoria di coloro che furono vittime del nazismo. E' questo che mi riguarda e mi è insopportabile. Conservando nel Memoriale di Yad Vashem, nel cuore dello Stato ebraico, il nome dei miei cari, il suo Stato tiene prigioniera la mia memoria familiare dietro il filo spinato del sionismo per renderlo ostaggio di una sedicente autorità morale che commette ogni giorno un abominio che è la negazione della giustizia.

Allora, la prego, tolga il nome di mio nonno dal santuario dedicato alla crudeltà fatta agli ebrei affinché non giustifichi più quella fatta ai Palestinesi.

Voglia gradire, signor presidente, l'assicurazione della mia rispettosa considerazione.

Jean-Moïse Braitberg

http://www.lemonde.fr/opinions/article/2009/01/28/effacez-le-nom-de-mon-grand-pere-a-yad-vashem_1147635_3232.html

Nessun commento: